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Bormio, 21/11/2024


 

“ I Maghet della Reit di Bormio „



Un antica leggenda diffusa nel bormiese da secoli vuole che i boschi del Monte Reit siano popolati da piccole creature simili a folletti: “I Maghet” (ossia piccoli maghi nel dialetto locale).

Secondo questo racconto tradizionale, tramandato oralmente da generazioni, tali creature di fantasia sarebbero abilissime negli inganni e nei dispetti. I bersagli preferiti dei loro dileggi erano soprattutto i pastori e contadini a cui si divertivano a provocare continui fastidi. Bastava non trovare più un qualche attrezzo di lavoro che immediatamente i principali sospetti cadevano sui “Maghet” e i loro terribili scherzi che, non di rado, potevano essere anche molto pesanti. Si riteneva infatti che l’indole di queste creature dispettose fosse in larga parte cattiva e che fossero anche la causa di numerose tragedie e sciagure.

La leggenda narra anche che, durante i temporali, il loro passatempo preferito fosse quello di sradicare i ponti dai torrenti impedendo il passaggio e causando così grandi disagi agli abitanti della valle. Anche le frequenti cadute di sassi dalla montagna erano imputate a questi strani e bizzarri esseri.

Questi “Maghet”, che avevano un aspetto fisico indefinito potendo apparire sotto varie sembianze, si divertivano anche nello scatenare le liti e provocare contrasti tra gli uomini.

Tante delle cappelle votive che ancor oggi possiamo ammirare sul Monte Reit la leggenda ritiene siano state realizzate proprio per rendere più sicuro il cammino sulle pendici della montagna mettendosi al sicuro dai dispetti dei “Maghet”.

Le cappelle dedicate ai Santi offrivano infatti un luogo sicuro di passaggio e tenevano alla larga queste creature che, di animo malvagio, non potevano passare davanti a loro costringendoli a non percorrere il sentiero onde evitare di scontrarsi con le figure sacre che vi erano rappresentate.

Attorno ai “Maghet de la Reit”, avvolti da un alone di mistero, vi sono tutta una serie di racconti legati alle loro scorribande e alle malefatte che perpetravano in danno dei malcapitati che, di volta in volta, subivano le loro angherie. Altri racconti sono invece dedicati alle loro bizzarre abitudini (pare che fossero in grado di comprendere e comunicare con gli insetti e che si cibassero solamente di funghi crudi) e al tentativo di dare loro una precisa fisionomia.



Le montagne del comprensorio