“ Storia dei Pasquali di Bormio „L’antichissima tradizione dei Pasquali affonda le sue radici in tempi lontanissimi: si ritiene addirittura che la stessa sia nata da un rituale arcaico che si celebrava nel bormiese quando la valle era popolata da popoli pagani dediti, in prevalenza, all’allevamento ed agricoltura. Questi popoli, tra i primi abitanti delle nostre valli, con tutta probabilità compivano un vero e proprio sacrificio dell’agnello per poi consumarlo tutti insieme. Da qui nascerebbe anche l’usanza di addobbare e abbellire l’agnello: è infatti noto che i popoli pagani, prima di compiere il sacrificio, erano soliti agghindare le bestie in modo che fossero ancora più gradite a Dio. La prima testimonianza scritta risale al 1606 ed è stata rinvenuta nell’archivio Parrocchiale di Oga. Già a quel tempo infatti i manoscritti riportano che, tra le incombenze a cui avrebbe dovuto provvedere il parroco, vi era quella di preparare e cucinare l’agnello da distribuire nella piazza il giorno di Pasqua. Inizialmente la tradizione era celebrata anche nelle “Honorate Valli” che circondano Bormio ma, nel 1868, con la confisca dei beni ecclesiastici da parte del Regno d’Italia, le chiese del circondario vennero private dei fondi necessari per poter acquistare l’agnello. La benedizione dell’agnello già arrostito e il rito di distribuirlo tra la gente andò avanti fino alla fine dell’ottocento quanto si affiancò a questa tradizione l’usanza di benedire un agnello vivo e addobbato con dei fiocchi che, ben presto, prese il posto della prima. Da qui nacque successivamente la gara tra i reparti per adornare il meglio possibile il proprio agnello. Si cominciò ad adagiare gli agnelli su delle portantine di muschio addobbate e da lì si arrivò ai Pasquali così come oggi li conosciamo. Le tradizioni nel Bormiese : |
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