“ Gipeto - Gypaetus barbatus barbatus „
Il ritorno del gipeto (avvoltoio degli agnelli) sulle nostre montagne è il frutto di uno dei più riusciti interventi di reintroduzione mai attuati a livello mondiale. Il progetto di reintroduzione avviato dalla Fondazione Svizzera per la conservazione del Gipeto, ha presto avuto la collaborazione di importanti istituti naturalistici e dei principali parchi nazionali alpini. Il programma, nonostante molte difficoltà, si può ritenere in gran parte realizzato ed è quindi possibile constatarne la grande importanza. Ora, a trent’ anni dai primi passi, si può affermare che la popolazione alpina ha raggiunto la capacità di autosostenersi e pertanto c’è la possibilità di ridurre il numero di nuovi rilasci. Ma vediamo quali sono state le tappe fondamentali del progetto fino ad ora:
I passi successivi sono del tutto naturali e frutto dell’istinto della specie:
La nascita del primo esemplare sulle montagne della Savoia nel 1998 è stato il primo vero risultato del progetto. L’anno successivo sullo Stelvio è nato il primo Gipeto italiano. Ora nel nostro parco le coppie nidificanti sono tre e quasi ogni anno allevano con successo il proprio piccolo, un vero e proprio primato sulle Alpi. Dopo questa necessaria premessa cerchiamo di conoscerlo meglio:
Il capo, cosa insolita nei grandi avvoltoi è ricoperto di piume e sotto il becco sono evidenti i caratteristici “baffi” neri ricordati nel nome latino. L’ allestimento del nido ,sempre su pareti rocciose inaccessibili, avviene nel mese di dicembre. Le uova solitamente due sono deposte tra gennaio e febbraio, alla cova partecipano sia la femmina che il maschio. L’ ;unico pulcino sopravvissuto, crescerà alimentato da entrambi i genitori fino ai primi di luglio, quando spiccherà il suo primo volo. Come tutti gli avvoltoi è un necrofago, cioè si nutre
di animali morti , evita la carne preferendo ossa, tendini e midollo. Lago di Livigno, Valle del Braulio , Val Zebrù sono certamente i luoghi in cui è più facile osservarlo.
La fauna presente nel Parco dello Stelvio: Schede a cura di Andrea Roverselli, foto di Nicola Bormolini
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