“ Il camoscio - Rupicapra „
Con la sua popolazione di quasi 5000 capi il camoscio è l’ungulato più diffuso del Parco. A tal punto che sembra inutile per questa specie segnalare gli itinerari più favorevoli al suo incontro. In ogni caso i luoghi più indicati per osservarli in lontananza con l’ausilio di strumenti ottici sono senza dubbio la Valle di Fraele e la Valle dei Forni. Necessario ricordare che è un animale molto sospettoso, dotato di sensi finissimi e non è solito concedere un incontro ravvicinato con l’uomo. Quindi le solite precauzioni di silenzio e di attenzione non possono che aiutarci. Vive in branchi anche numerosi preferibilmente oltre la vegetazione arborea raggiungendo sovente le vette e le creste sommitali , pascola sulle praterie d’alta quota e si riposa sulle pareti ripide ed ombrose. Non è comunque un amante delle verticalità più assolute come lo Stambecco. Il Camoscio è adattato a sopravvivere anche agli inverni più nevosi: la conformazione degli zoccoli gli consente di galleggiare sulla neve ed incidere il ghiaccio più di altri animali. Solo le nevicate più abbondanti lo costringono a scendere di quota, sempre e comunque per il tempo strettamente necessario. Il mantello durante il periodo estivo è molto chiaro, quasi anonimo, diventa invece molto bello nei mesi invernali, folto e scurissimo. Maschi e femmine sono molto simili e solo un occhio esperto può distinguerli a distanza. Le dimensioni si equivalgono, raramente il peso supera i 40 Kg. Entrambi i sessi sono forniti di corna, queste però sono leggermente differenti, tranne eccezioni, più grosse ed uncinate nei maschi, più sottili e meno uncinate nelle femmine. Le corna, cave e perenni, crescono nei primi anni di vita di alcuni centimetri, successivamente solo di qualche millimetro. La crescita non è continua,ma subisce delle pause in corrispondenza dei periodi invernali, tali interruzioni dovute a fattori ormonali e alla carenza di cibo determinano sul corno la comparsa di cerchi di giunzione tra i consecutivi astucci cornei . La conta di questi,conosciuti come “ anelli di crescita ”,consente la stima precisa dell’età dell’animale. Le femmine sono più longeve dei maschi superando non raramente i venti anni di vita.
La fauna presente nel Parco dello Stelvio: Schede a cura di Andrea Roverselli, foto di Nicola Bormolini
|
|
|